II Teatro Stabile Dialettale della Regione Ligure hn cominciato bene: I miracoli de San Pancrazio, novità assoluta postuma di Pietro Valle In tre atti, messa In scena al Teatro Carignano dal regista Giorgio Grassi, ha fatto centro. La comicità. quella spontanea e genuina che ci disintossica dai veleni accumulati negli scontri quotidiani, si fonda su presupposti molto sempli ci, ma ha bisogno di un sano senso della vita non corroso da intellettualismi e non deformato da stramberie: altrimenti di satira, sarcasmo, ghigno feroce. Pietro Valle, compianto autore ge novese, conosceva bene questa ricetta e ne ha da lo numerose prove, da O regio de dina a O barba Gioxe; egli, che risiede va a Roma, scriveva i suoi lavori col cuore in mano, ricordando con nostalgia la sua Genova e affidando i suoi manoscritti all'amico Laerte Ottonelli, il quale è rimasto l'erede spirituale di questo messaggio. E' forse troppo parlare di « messaggio ». a proposito di commedie brillanti dialettali? Dipende dai gusti e dalle opinioni: la filosofia e la medicina hanno spesso definito i comici come benefattori dell'u manità ingrugnita, poiché « il riso è una cosa seria (come sosteneva il filoso fo greco Porfirio): è la sola cosa che distingua veramente l'uomo dagli animali ». Ma veniamo alla commedia: si potrebbe defi-nire una maliziosa diva-gazione su quello stru-mento infernale che è la lingua delle donne, di certe donno in particolare. Solo un intervento miracoloso. In questo caso quello di S. Pancrazio. salverà Checco dal flagello lo di una moglie petulante, litigiosa, ficcanaso: per una serie di vicende, che si intersecano con ritmo incalzante, un pezzo di quella linguaccia finisce letteralmente nella bocca del gatto: giustizia è fatta e la pace ritorna nella casa. Il motivo della lingua troppo lunga delle donne è vecchio quanto il mondo ed è sempre stato sfruttato dalla propaganda misogina del sesso forte: nonostante questo, anzi proprio per questo, la commedia risulta assai divertente e le risate miste agli applausi degli spettatori sono cosi straripanti da rendere qualche volta difficile la comprensione delle battute. Ma il più notevole contributo al successo dello spettacolo viene dagli attori e dal regista, una équipe ormai affidatarissima e ben rodata da alcuni anni di seria preparazione: il dialogo scorre veloce senza scompensi né incertezze e il pubblico può abbandonarsi tranquillo al divertimento. sicuro di non essere deluso sul più bello. Tutti bravi dunque, per cui non sarebbe nemmeno il caso di stabilire graduatorie ; ma non possiamo far a meno di ricordare Laerte Ottonelli (Checco). Interprete misurato e persuasivo, impagabile nel suoi colloqui segreti con San Pancràzio. Nennele Pienovi nella personalità prorompente della moglie linguacciuta, Maria Riccobono per la sua disinvolta vedova consolabilissima. Tre indovinate macchiette sono state .spiritosamente colorite da Santa Gratta rola (la vecchietta furbastra), Giorgio Grassi (l’avvocatino sfiatato). Renzo Romairone (il Bernardo di turno). Un Mario Dighero In gran for ma ha caricato di scattante vivacità il personaggio di Maxo, navigato rubacuori e scapolo a vita. Sostengono degnamente le parti minori Franco Santiccio, Carla Lauro, Nilo Menconi, Bianca Pottocar, Claudia Grassi, Ines Tocci Marchini. Funzionale e gradevole la scena di Luciana Strata.
Clara Rubbi
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Domani sera, alle ore 21 e 15. il Teatro dialettale stabile della regione ligure presenterà. — in anteprima e in collaborazione con l’organizzazione « 2 [ Maschere di Genova» — In ' commedia «I miracoli de San Pancrazio» di Pietro Valle. il testo to scelto per inaugurare la stagione di prosa dello Stabile dialettale» è l'ultima commedia che l'autore scrisse 1 prima della morte. Il Valle, cui sono legati altri notevoli suc cessi comici realizzati dal TDSRL come «Regio de di na» e «O barba Gióxe», segue anche In questa commedia la più genuina tradizione teatrale genovese. Fra gli interpreti, oltre a Laerte Ottonelli Nennele Pie novi. Santa Grattatola, Mario Dighero, Claudia Grassi, Nilo Menconi Renzo Romairone, Maria Riccobono, Bianca Pottocar, Carla Lauro, il Santiccioli, la Marchini e gli altri La regia sarà curata da Giorgio Grassi |
Lo stabile dialettale he aper to la sua stagione con una com media di sicuro effetto teatro le e, soprattutto, di notevole valore artistico, «I miracoli di San Pancrazio » costituiscono un esempio raro di commedia genovese, scritta da Quell'ottimo autore che era Pietro Valle, un auto re che amava profondamente la sua terra e, pur standosene a Roma, riusciva a portare av anti un discorso legato alla sua città, in modo del tutto fe lice e positivo. E' stato Laerte Ottonelli (no amabile attore) ad avere l'onore di raccogliere in eredi tà le ultime cose di Valle. Il quale, non dimentichiamolo, ha al suo attivo due lavori «O re gio de dina» e «O barba Gio xe» già proposti dallo stabile in passato, che rappresentano un poco (insieme a questi a mi racoli ) il testamento artistico di Valle, Bene, dunque, hanno fatto gli amici dello Stabile a dare am pio spazio a questo autore e proporre un testo che, per la sua freschezza, per la sua ge nuinità appare degno di an che ribalte più nobili,
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La trama, si sa è tipica certe ambientazioni genovesi: è un racconto che vive sui personaggi, sulle situazioni, sui « momenti » comici: il tutto co di un sapore dialettale gustoso, corposo, soluto. Al cen tro della commedia stanno le donne con la loro proverbiale « lingua lunga », stanno que ste protagoniste detta nostra vi ta quotidiana che tono la gioia fé soprattutto», il dolore) de gli uomini. C'è Checco che vive la sua avventura matrimoniale in mo do tormentato, coinvolto co m'è tra le spire di una moglie litigiosa, soffocante, petulante, appunto con una lingua lunga come un'autostrada. II tema è talmente scontato che sembrerebbe impensabile poter lavorare su di esso in modo così brillante, vivace, al legro: invece ecco l'abilità di Valle nel condurre un dialogo serrato e comico, fresco e luci dissimo, frizzante e divertentissimo. Proprio il filo che conduce lo spettatore è solido, non si spezza mai e arriva in fondo con un rush finale degno dei mi gliori... velocisti del nostro teatro. Un'attenta operazione di re gia l'ha fatta Giorgio Grassi: ormai abituato o «scoprire» i risvolti più sinceri e riposti di un testo come questo. Grassi ha cavato fuori un lavoro egre gio, portando tutti su uno stan dard di recitazione assai ele vato e mantenendo soprattutto un ritmo notevole di proposta (che è alla base di un testo co me questo). Il risultato è stato assai felice proprio perché tut ti, in una stretta collaborazio ne recitativa, hanno dato il contributo massimo. Un favorevole lavoro d'equi pe che conferma la bontà del la formula adottata dallo Sta bile: una formula che propo ne uno staff di attori egregia mente integrati e miranti tutti al risultato finale, più che al singolo «pezzo di bravura» e alla singola gloria serale.
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Val di pena accennare ai protagonisti: Laerte Ottonelli è, for se, oggi il nostro migliore attore dialettale. Ha tutto del vecchio mattatore, ma si inse risce mirabilmente in un'impo stazione nuova e moderna. Un «maestro» cui molti giovani dovrebbero guardare: umile e ottimo. Il suo «Checco» è un petto di bravura, certamente da antologia dialettale. Con lui Nennele Pienovi esplode nella parte della moglie con la lingua lunga: e mai personaggio è apparso più vero e genuino. Chi, ogni tanto, vive esperienze, di città vecchia, di angoli ormai remoti, e scopre dal vivo personaggi simili, si accorge che l'interpretazione della Pienovi è soltanto vera e basta. Maria Riccobono ha disegna to una vedova assai facilmen te consolabile, così come Santa Grattarola ha tratteggiato con la sua Impagabile bravura la vecchietta furbastra. E ancora Renzo Romairone, calato in una macchietta stimolante (che lui ha reso in modo esempla re. Mario Dighero un Maxo coloratissimo , e Franco San ticcoli. Carla Lauro, Nilo Men coni. Bianca Pottocar, Claudio Grassi, Ines Tocci Martini. Della regia s'è detto. Belle le scene di Luciano Strata. Un buon successo dunque e tantis sime risate. Che c'è di meglio davvero, che un teatro che ri genera lo spinto?
o.d.f.
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Tutto è pronto per II debutto stagionale del teatro stabile dialettale delta Regione Ligure. Stasera ((a anteprima] andrà In scena II primo testo del repertorio: « I miracoli o San Pancrazìo ». « II testo — spiega II regista Giorgio Grassi — è estremamente interessante perché ripropone un autore mollo bravo e forse non valorizzato adegua tamente. Noi abbiamo voluto fare un omaggio a Pietro Valle o nel contempo proporre uno spezzato di storia che certamente riuscirà Interessante ».
I tre atti di Valle costituiscono II primo passo di queste terza stagione del nostro Stabile. Una stagione, a nostro avviso importante perché dovrà chiarire definitivamente gli orientamenti e le direttrici precise su cui tale ente dovrà muoversi.
E' ormai assodato che lo «Stabile » costituisce la vera voce di Genova dialettale, ha una sua fisionomia precisa, ha soprattutto la volontà di portare avanti un discorso coerente, non frammentario insomma armonizzato e razionale. « Infatti — dico ancora Giorgio Grassi — noi ci slamo preposti obiettivi di base che s«ono la valorizzazione del nostro dialetto, la riscoperta di alcuni autori stimolanti, ma soprattutto abbiamo la volontà di fare del buon teatro dialettale. Tutto qui».
II cast è notevolmente corposo. In questi « Mi racoli di San Pancrazio» avremo Laerte Ottonelli (che è certamente uno dei nomi più significativi del nostro momento teatrale In vernacolo: e quan ta modestia In questo attore che ben meriterebbe teatri di grossa impostazione!) nella parte di «Chec co» e la Nenele Plenovi (altra bravissima attrice dialettale: una dello ultimo rimaste) In quella di «Sorta, de mogie» •. Due attori di sicuro talento due personaggi di spiccalo disegno.
Poi ancora: Mario Dighero (ma è più bravo come attore o come amministratore? Forse nella «par te di amministratore»), Maria Riccobono, Santa Grattarola (II suo personaggio di Rebecca è atteso con viva attenzione], Renzo Romalrone (ecco un attore che si cala come pochi nello spirito e nel clima del nostro mondo dialettale}, Gianfranco Santiccioli . Carla Lauro Nilo Menconi, Bianca Pottocar. Claudia Grassi. Femanda Sarreri • (guarda un po' chi al vede) Giorgio Grassi nella particina («che lo cesello» fa lui) di un «Avvocatin». Insomma un testo chè si preannuncia valido e sostenuto. L'equipe dello Stabile, naturalmente. si avvale anche di altri elementi che non vanno dimenticati. quanto basilari per l'organizzazione dalla scenografia di Luciano Strata (una collaboratrice che passerà alla regia in uno degli atti unici che usciranno dal Premio «Bernardino Adorno»), alla direzione di scena di Ivan Turi, a quel «mago del trucco- che rispondo a Nino Ventura, antico uomo di teatro che ha sulla spalle esperienze interessantissime con i più gloriosi mattatori teatrali Italiani, Ora II Ventura (lui ritorna giovane facendo l'annuale tuffo nella « Baistrocchi») si dedica a questo teatro dialettale che, in fondo, è molto suo e a cui egli è legato profondamente da sincero genovese qual è. Tutto a posto, dunque. Il sipario salirà, pun tuale anche quest'anno per la terza volta su questa compagnia chi lo avrebbe mai detto, all’avvio di quest’avventura due anni or sono?
V. Sir.
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